Fondatore dei missionari Clarettiani
Nato in una famiglia profondamente cristiana di tessitori catalani con dieci figli. Con la sua mente di bambino pensa all’eternità e alla sorte dei peccatori. Questa idea sarà il pungolo del suo zelo apostolico.
Deve interrompere gli studi ed entrare come apprendista nel laboratorio di tessitura della famiglia.. Compaiono i primi desideri di essere sacerdote, ma al momento non è possibile seguirli. Si trasferisce a Barcellona per specializzarsi nell’arte tessili. Allo Lonja studia disegno, grammatica e francese. E’ molto portato per la fabbricazione e si fa un nombre come tessitore. Gli propongo la direzione di una industria ma rifiuta.
Quando raggiunge la maturità tecnica entra in crisi sul senso della vita. La Vergine lo salva da una morte per annegamento. La sua vita si orienta decisamente verso il Signore all’interrogarsi: cosa vale guadagnare tutto il mondo se poi si perde l’anima?
Vocazione sacerdotale e missionaria
Desidera farsi frate nella certosa di Montealegre, ma la mancanza di salute glielo impedisce . È aggredito da una tentazione, che vince con l’apparizione della Vergina. Si intensifica la vocazione apostolica grazie alla lettura della Bibbia.
Viene ordinato nel 1835, a 28 anni. È nominato vicario nella parrocchia di Sallent. Va a Roma nel 1839 e si rivolge a Propaganda Fide per essere inviato come missionario in qualsiasi parte del mondo. Non potendo raggiungere questo obiettivo, entra come novizio tra i Gesuiti, ma dopo pochi mesi deve tornare in patria perché malato.
Per sette anni predica numerosissime missioni popolari in tutta la Catalogna e le isole Canarie conquistando un’immensa popolarità, anche come taumaturgo. La Santa Sede gli attribuisce il titolo di Missionario Apostolico. Sa mettere insieme la gente dando vita ad associazioni e gruppi.
Fondatore e arcivescovo
Nel luglio 1849 con cinque giovani sacerdoti fonda una Congregazione apostolica: i Figli dell’Immacolato Cuore di Maria, oggi anche conosciuta come Missionari Clarettiani. Promuove la consacrazione di donne (religiose in casa) che chiama “Figlie del Cuore Immacolato di Maria”, che poi diventerà l’Istituto secolare “Filiazione Cordimariana”.
Nominato nel ottobre 1849 arcivescovo di Santiago di Cuba (all’epoca appartenente alla corona di Spagna), arriva in diocesi nel febbraio di 1851.
Ripercorre la sua vasta diocesi per ben quattro volte missionando instancabilmente con un gruppo di santi missionari. Le sue preoccupazioni pastorali si riversano anche in gran parte nel potenziamento del seminario e nella riformazione del clero. Nell’ambito sociale, promuove l’agricoltura, anche con diverse pubblicazioni e creando una fattoria-modello a Camagüey. Oltre a questo crea in ogni parrocchia una cassa di risparmio, opera pioniera in America Latina.
Promuove l’educazione cercando Istituti religiosi e creando egli stesso insieme alla Venerabile Maria Antonia Paris la congregazione delle Religiose di Maria Immacolata (Missionarie Clarettiane). La sua strenua fortezza nel difendere i diritti della Chiesa e i diritti umani li crea numerosi nemici tra i politici e i corrotti. E così subisce minacce e attentati, tra i quali uno ad Holguin il 1 febbraio 1856, dove viene gravemente ferito al volto.
Confessore della Regina
Nel 1857 la regina Elisabetta lo richiama a Madrid come suo confessore personale. In questa tappa continua ad annunziare il Vangelo nella capitale, scrivi libri e oppuscoli, predica, dà corsi di esercizi spirituali, fonda l’assoziazione Accademia di S. Michele, fatta da scrittori, artiste, e promotori per rinnovare la società…. Con la Regina viaggia per tutta la penisola e predica nelle città e villagi che visita.
Viene incaricato di riorganizzare strutture ed entità per il servizio dei poveri, il Monastero del Escorial; fonda bibliotecche popolari e parrocchiali, stimola e rileva l’importanza dei laici nell’apostolato. Ha uno sguardo critico sul suo tempo e ne indica i mali. È oggetto di colunnie sulla stampa; gli capitano degli incidenti strani, subisce attentati, però è anche tempo di grazie mistiche.
La Regina è costretta a riconoscere ufficialmente il Regno di Italia e Claret lascia la corte e va a Roma. Lo riceve Pio IX che li fa riprendere il suo servizio alla corte.
Esilio, Padre conciliare e morte
Esiliato in Francia nel 1868 arriva con la regina a Parigi e, anche qui, prosegue le sue predicazioni.
Poi partecipa in Roma al concilio Vaticano I dove difende con ardore l’infallibilità del Romano Pontefice.
Interrotto il Concilio, parte per Prades (Francia) e vive con i suoi missionari. Perseguitato ancora dalla rivoluzione, si rifugia nel monastero di Fontfroide presso Narbona, dove spira santamente il 24 ottobre del 1870.
Sulla tomba nel cimitero dei monaci vengono scolpite le parole di papa Gregorio VII: “Ho amato la giustizia e odiato l’iniquità, per questo muoio in esilio”.
Il suo corpo si venera nella Casa Madre dei Clarettiani a Vic (Barcellona, Spagna).
Glorificazione
E l’8 maggio 1950, Pio XII lo proclama santo, e dice del Claret: “spirito grande, sorto come per appianare i contrasti: poté essere umile di nascita e glorioso agli occhi del mondo; piccolo nella persona però di anima gigante; modesto nell’apparenza, ma capacissimo d’imporre rispetto anche ai grandi della terra; forte di carattere però con la soave dolcezza di chi sa dell’austerità e della penitenza; sempre alla presenza di Dio, anche in mezzo ad una prodigiosa attività esteriore; calunniato e ammirato, festeggiato e perseguitato. E tra tante meraviglie, quale luce soave che tutto illumina, la sua devozione alla Madre di Dio”.